“FROSINONE: IL NIDO DELL’ALA ROTANTE”

Passiamo e ripassiamo davanti alla base e sinceramente se non fosse perché ad un certo punto ci sorvolano bassi, sopra la strada, un paio di NH-500, non saremmo riusciti a trovare la giusta via tanto il piccolo aeroporto di Frosinone è così discretamente inserito nel contesto della città. 

Siamo a Frosinone, cittadina laziale che viene unanimemente riconosciuta in ambito aeronautico quale sede del 72° Stormo, unico reparto in Italia abilitato ad insegnare l’arte del pilotaggio di quelle macchine che comunemente siamo abituati a chiamare elicotteri. 

Una delle caratteristiche delle scuole di volo italiane è quella di insegnare il volo ad allievi provenienti da Forze Armate, anche straniere, e Corpi di Stato italiani differenti, ma è proprio qui al 72° che questo concetto viene portato all’ennesima potenza, in quanto tutti i piloti destinati al pilotaggio di elicotteri militari o dei Corpi di Stato in Italia devono necessariamente passare da Frosinone. 

Ecco quindi che questo comporta già le prime differenze rispetto alle altre scuole italiane, ovvero ci si trova davanti a delle realtà notevolmente diverse tra di loro dovute alle varie mentalità e culture professionali, nonché dai diversi inquadramenti (militari o meno) degli allievi, infatti andiamo dai componenti dei Vigili del Fuoco che appartengono ad un corpo non propriamente militare, ai Carabinieri e Polizia, per finire agli allievi di Guardia Costiera ed Aeronautica Militare italiana che addirittura sono già in possesso del brevetto di pilota militare. 

Naturale quindi che questo genera in primo luogo la necessità di costruire dei corsi che si possano adattare alle caratteristiche dei diversi allievi, ma… procediamo per ordine. 

Appena arrivati i futuri piloti vengono presi in carico dal G.I.P. (Gruppo Istruzione Professionale), che segue gli allievi per l’intera durata del corso e provvede a fornire loro tutto quello che riguarda la parte teorica.

Il primo step da affrontare è costituito dalla “Ground School”, composta da una serie di eventi in parte in aula ed in parte a bordo del simulatore.

Il fulcro della Ground School è sicuramente il sistema didattico multimediale INSIAU (Insegnamento Interattivo Allievi Ufficiali), sistema sviluppato nel lontano 1997 e più volte ammodernato negli anni, l’ultimo upgrade tra il 2007 e il 2008, con un profondo intervento tecnologico sia come software, che hardware, che ha innalzato il tutto al livello cloud con un concetto di apprendimento di tipo e-learning.

Successivamente il sistema è stato oggetto di ulteriore implementazione con l’inserimento di parecchi contenuti in lingua inglese, in linea con la sempre crescente internazionalizzazione delle scuole di volo dell’AMI.

All‘interno dell’aula multimediale le materie vengono illustrate da un insegnante alle 25 “postazione allievi”, dove è installato un apposito software didattico in connessione LAN, allievi che poi provvedono loro stessi all’organizzazione dello studio.

In pratica ogni corso prevede un numero di ore ben definito in base alla provenienza del frequentatore (diciamo che si tratta di un addestramento che può durare dalle 3 alle 7 settimane), dove sono previsti una serie di test intermedi per valutare i progressi dell’allievo e questi può affrontarlo con una certa elasticità, fermo restando che ad ogni gruppo di lezioni esso si deve sottoporre a verifica da parte del software, il quale se riconosce un livello di apprendimento scadente non permette di andare avanti.

Durante il corso sono affrontate 14 materie differenti con un elevato contenuto multimediale, che costituiscono uno step da superare indispensabile alla prosecuzione dell’iter addestrativo.

Giusto per dare un’idea di quello che viene affrontato, le materie di studio per l’abilitazione al pilotaggio (valide quindi per chi già arriva brevettato pilota militare) sono la meteorologia, il controllo del traffico aereo, sicurezza del volo, aerotecnica, materiale aereo ed impianti di bordo, navigazione, propulsione, strumenti, tecnica d’impiego e naturalmente le emergenze, a cui si sommano il blocco di materie che fanno capo all’MTU e legate agli impianti ed al motore del TH-500. 

Per chi invece deve prendere da zero il brevetto di pilota d’elicottero si devono superare alcune materie aggiuntive come, ad esempio, diritto e medicina aeronautica. 

Superata la Ground School si passa finalmente all’attesa fase addestrativa in volo, compito del 208° Gruppo.

Per quanto scritto prima, si tiene in considerazione la diversa estrazione degli allievi ed infatti i corsi sono diversificati, differenti tra di loro in base al fatto che l’allievo sia, come al solito, brevettato o meno. 

Il primo approccio è la “Fase 3A”, ove abbiamo solitamente 75 missioni, mentre per chi deve conseguire l’intero brevetto e non la sola abilitazione (vedi il personale della Guardia di Finanza, della Polizia, etc.) le missioni diventano ben 105. 

Il tipo di addestramento impartito prevede le classiche quattro fasi suddivise in: a vista, strumentale, notturno ed in formazione. 

Osservando con maggiore attenzione l’intero corso ci si accorge che interessa anche un certo numero di missioni definibili avanzate come il volo sugli specchi d’acqua, l’utilizzo del verricello e dei carichi al gancio baricentrico od ancora il volo in montagna e le formazioni tattiche. 

Certo a ben guardare non si tratta di un vero e proprio corso preoperativo, il quale viene svolto poi dai reparti di destinazione e che comunque sarebbe difficile da conciliare con i diversi impieghi a cui andranno gli allievi dei vari corpi, però pur con le sue caratteristiche molto basiche permette di dare più di un’indicazione che verrà poi utile nel prosieguo dell’attività. 

Soltanto nella prima fase addestrativa, quella che precede il volo da solista, gli allievi sono associati ad un ben preciso istruttore, mentre nelle fasi successive essi vengono sempre variati. 

Tutte le missioni in cui il corso è strutturato sono suddivise in blocchi dalle difficoltà progressivamente crescenti, per accedere ai quali l’allievo deve superare i vari esami di ognuno dimostrando una piena padronanza nella missione richiesta. 

In tutto questo si cerca sempre di stare molto attenti a mettere nelle migliori condizioni l’allievo, infatti non ci si deve mai dimenticare che essi provengono dalle più disparate estrazioni militari e non, quindi si possono avere allievi, come quelli della Marina e dell’Aeronautica, già ben avvezzi alle scuole di volo ed alla metodologia d’insegnamento, così come quelli dei Vigili del Fuoco o della Polizia per i quali, completamente digiuni di una mentalità aeronautica, il 72° Stormo è il primo approccio in assoluto verso le macchine volanti.

Al termine della Fase 3A gli aspiranti devono sostenere un esame di sbarramento che, se superato, gli permette di arrivare alla Fase 3B che si svolge sull’UH-139 (multi-engine), con circa 50 ore di volo. 

Gli UH-139 altro non sono che i mezzi in precedenza assegnati alla Protezione Civile ed in seguito girati all’Aeronautica Militare italiana (probabilmente la PC continua a poter sfruttare una certo numero di ore di volo), i quali non essendo allo standard degli HH-139A e B, sono stati destinati a questa importante fase di rifinitura (da sottolineare che a Frosinone operano anche alcuni RH-206 dell’AVES e PH-139 della Guardia Costiera per le esigenze del proprio personale).

In questo ambito e con questo mezzo i frequentatori affinano ulteriormente le capacità di volo strumentale e vengono istruiti alla MCC (Multi Crew Coordination) e al CRM (Crew Resource Management). 

L’intero corso composto da queste due fasi dura circa 14 mesi, è molto completo e certifica i neo brevettati come EASA Compliant, ovvero con la capacità di volare in qualsiasi spazio aereo e di operare, in totale sicurezza, entro il perimetro di qualsiasi ente controllore del traffico, sia esso civile o militare.

Per quanto riguarda invece la macchina utilizzata in primis dallo Stormo, perlomeno nella prima fase, questa è il BredaNardi NH-500 nella sua ultima versione, la “E”, ultima versione di un mezzo nato concettualmente al tempo del conflitto del Vietnam. 

Questa è dotata di un’avionica moderna e sofisticata che comprende una radio VHF ed una VHF/UHF, mentre per la navigazione l’equipaggio dispone di un ADF (Automatic Direction Finder), di un VOR-ILS, di un DME (Distance Measurement Equipment) e di un radar altimetro. 

Ovviamente visto l’impiego strettamente militare che può essere affidato all’NH-500E, è presente anche un sistema di identificazione IFF. 

A bordo possono prendere posto quattro persone, i due piloti e due passeggeri ospitati nella parte posteriore, invero un po’ “sacrificata” per chi è alto quasi un metro e novanta. 

In ogni caso l’elicottero stesso dispone di una varia gamma di accessori che gli permettono un’inaspettata polivalenza. 

Infatti può essere facilmente configurato con i galleggianti od i pattini da neve, così come dotato di due travetti laterali per il montaggio di carichi bellici nelle missioni operative. 

L’impianto del combustibile è composto da due serbatoi flessibili sistemati sotto il pavimento del vano di carico, in grado di garantire un’autonomia di circa 2 ore di volo, che però può venire praticamente raddoppiata con l’installazione nel compartimento di carico di un ulteriore serbatoio rigido da 190 litri. 

Il motore è una turbina Allison 250-C20B da 420 HP, “tagliata” a 375, che fornisce all’elicottero una notevole esuberanza di manovra ed una velocità massima dell’ordine dei 270 km/h ed oltre. 

Per il futuro Frosinone ormai ha i mesi contati, in quanto è previsto che nel 2025 l’intero Stormo verrà assorbito dal nucleo interforze che avrà sede a Viterbo e che si occuperà del training dei piloti destinati all’ala rotante di tutte le Forze Armate e dei Corpi di Stato italiani, oltre a personale di paesi stranieri.

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