FIAT CR.42 “Falco”

Dalla metà degli anni trenta in tutte le maggiori aviazioni militari mondiali iniziavano ad imporsi aeroplani di tipo monoplano, di costruzione interamente metallica. Anche in Italia il Macchi Mc.200 ed il FIAT G.50, entrambi caccia monoplani, erano stati prescelti quali vincitori del concorso per dotare la Regia Aeronautica di un caccia all’altezza dei tempi.

In questa situazione si inserisce di forza il CR.42, caccia biplano di costruzione metallica con rivestimento in duralluminio e tela di cotone.

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Anacronistico già al momento di entrare in servizio il CR.42 è stato l’aeroplano italiano costruito nel maggior numero di esemplari durante la seconda Guerra Mondiale, ha combattuto con la Regia Aeronautica praticamente su tutti i fronti, dall’Africa Orientale alla Gran Bretagna, ha servito quindi la rinata Aeronautica Militare come aereo scuola e collegamento praticamente fino al 1953.

Progettato da Celestino Rosatelli, da qui la lettera “R” successiva alla “C” di caccia, per la FIAT il CR.42, il cui progetto nacque nel 1936 è stato l’apoteosi dei biplani da caccia.

Il prototipo del CR.42, NC.1, a cui non fu assegnata nessuna Matricola Militare, volò a Torino per la prima volta il 23 maggio 1938 ai comandi di Valentino Cus, capo collaudatore della FIAT.

La produzione del “Falco” iniziò immediatamente con un primo ordine di 200 esemplari e continuò praticamente ininterrottamente fino alla fine della guerra senza che all’aeroplano fossero apportate significative modifiche. Il totale dei CR.42 prodotti ammonta a 1.782.

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All’inizio della guerra, il 10 giugno 1940, i CR.42 erano in servizio con il 53° Stormo Caccia (150° e 151° Gruppo) primo reparto a ricevere il “Falco”, con il 3° Stormo Caccia (18° Gruppo e 23° Gruppo), con il 9° Gruppo del 4° Stormo Caccia e, insieme ai più anziani CR.32, con il 17° e 157° Gruppo del 1° Stormo Caccia per un totale complessivo di circa 330 aeroplani. Proprio ai CR.42, il 13 Giugno, spettano le prime vere azioni belliche contro i principali aeroporti della Provenza in una escalation che vedrà impegnati i biplani della FIAT su tutti i fonti, spesso in inferiorità numerica, molto più spesso in inferiorità tecnologica, il “Falco” diede comunque buona prova di agilità, di resistenza al combattimento e di adattabilità passando dal ruolo di caccia diurno a quello di caccia bombardiere e di caccia notturno con solo lievi modifiche agli apparati di bordo.

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Il CR.42, prodotto in 14 serie praticamente uguali al prototipo ad eccezione del ruotino di coda, retrattile presente sul prototipo e subito sostituito con uno fisso, era propulso da un motore FIAT A74 R1C38 raffreddato ad aria con 14 cilindri in due stelle sfalsate. Il motore, dotato di riduttore e compressore di sovralimentazione erogava una potenza di 740 cv al decollo e di 840 cv a 2.400 giri/min, 790 mm di pressione di alimentazione e alla quota di 3.800 m. I tubi dei gas di scarico erano due e passavano sotto alle semiali inferiori. L’elica trattiva era anch’essa di costruzione FIAT, a tre pale a giri costanti e passo variabile in volo a variazione automatica, aveva un diametro di 2,80 m. Il CR.42 poteva trasportare 460 litri di combustibile in due serbatoi metallici che alla quota di 5.500 m. e alla velocità di 380 Km/h garantivano un’autonomia di 780 Km. L’armamento di lancio era composto da due mitragliatrici SAFAT da 12,7 mm. in caccia con 500 colpi per arma sincronizzate che sparavano attraverso il disco dell’elica.

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Oltre che dalla Regia Aeronautica e dall’Aeronautica Militare il CR.42 fu impiegato dalla Luftwaffe e dalle aviazioni militari di Belgio (26 entrati in servizio sui 34 ordinati), Svezia (72), Ungheria (68),  Iraq (12 aeroplani che erano a tutti gli effetti utilizzati da personale italiano ma portavano le insegne dell’aviazione irachena).

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Federico Anselmino

(foto archivio F.Anselmino)

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